[successivo] [precedente] [inizio] [fine] [indice generale] [indice ridotto] [translators] [docinfo] [indice analitico] [volume] [parte]


Capitolo 673.   La rivoluzione del Mimete, ovvero software e copyright

di Giulio Mazzolini <giuliomazzolini (ad) tin·it>

Lo scrittore Primo Levi immaginò un particolare tipo di duplicatore, chiamato Mimete, capace di duplicare un oggetto esattamente come l'originale. Da una parte si poteva inserire un foglio protocollo con i bolli, dall'altra usciva un foglio protocollo identico all'originale con su dei bolli veri, un clone perfetto. Il protagonista prova quindi a duplicare vari oggetti, dapprima una banconota, poi un diamante, poi ancora una salamandra, riuscendoci felicemente. Alla fine duplicò la moglie e poi, stanco di avere due mogli, duplicò se stesso, per riformare due coppie uguali...

Ci sono delle macchine per fotocopie che fanno delle copie «quasi» uguali all'originale, ma non perfettamente uguali, se continuiamo a fare una copia dall'ultima copia, la qualità degraderà più o meno velocemente in funzione della qualità della macchina. Quindi non è un Mimete.

Eppure la fantasia dello scrittore ha visto giusto, esiste un Mimete e molti di voi l'hanno in casa. Non duplica tutto, ma duplica perfettamente il software. La copia di un dischetto è esattamente uguale all'originale, non c'è modo di capire quale è l'originale e quale la copia, posso fare quante copie voglio, l'ultima copia sarà esattamente uguale all'originale. Il vostro PC è un Mimete limitato al software e la sua capacità di duplicazione è un fatto assolutamente rivoluzionario. Non solo è possibile duplicare, ma costa poco e lo possono fare tutti.

Si tratta di una rivoluzione importante, che mi piace chiamare «La rivoluzione del Mimete» in onore di Primo Levi.

673.1   Che cosa è il software?

Il software non è altro che una ricetta, un qualcosa di immateriale che congiungendosi a qualcosa di materiale, l'hardware, trasfigura la materia informe facendola diventare qualcosa di ordinato e utilizzabile.

Dire che il software sia un'opera d'autore assimilabile a un'opera letteraria è sicuramente forzato, inoltre la legislazione corrente che protegge il software è molto più severa di quella per esempio che protegge i libri.

Un libro posso leggerlo così com'è, ne godo direttamente, non devo metterlo in una macchina per goderne. Un libro posso imprestarlo a un amico, in ufficio posso tenere una sola copia del «Manuale dell'ingegnere» anche se ci sono dieci ingegneri che lo usano. Esistono biblioteche pubbliche dove posso prendere in prestito un libro e leggerlo, quindi «usarlo» completamente per quello che è stato fatto, con poca spesa.

È vero che gli editori che fanno libri per la scuola si lamentano del fenomeno delle fotocopie, in Francia si è trovata una soluzione che prevede il versamento da parte delle scuole di un tantum a un fondo che risarcisce autori ed editori. Non so se sia il sistema migliore, ma sicuramente prende atto della facilità di copiare e cerca una soluzione non poliziesca.

673.2   Cenni di storia del software

La prima macchina che si considera essere un calcolatore digitale moderno è l'ENIAC, costruito nei laboratori della Moore School of Electrical Engineering dell'Università della Pensilvania, agli inizi degli anni 1940. Iniziò a lavorare nel 1946, venne spento nel 1955. Vale la pena di accennare all'architettura della macchina: 18 000 valvole, memoria a flip-flop, quindi ancora a valvole, 20 parole di memoria.

Usa un sistema digitale e non più analogico, ma non ancora il sistema binario. La macchina seguente, progettata da Von Neumann mentre l'ENIAC era in fase di realizzazione, usa ancora valvole, ma per la memoria usa una linea di ritardo acustica a mercurio, ed è una delle prime a usare il codice binario, propugnato appunto da Von Neumann ed ha un'architettura che sarà poi seguita da quasi tutte le macchine seguenti. La macchina di Von Neumann entra in operatività nel 1950.

Entrambe le macchine furono costruite su iniziativa dell'Esercito Americano e furono usate per fare calcoli balistici, le usò anche Fermi per i laboratori di Los Alamos. Infatti i calcolatori precedenti a relè elettromeccanici erano molto più lenti, circa un secondo per una moltiplicazione, mentre l'ENIAC impiegava circa un millisecondo.

In quegli anni i dati venivano inseriti tramite schede perforate, i programmi venivano scritti in linguaggio mnemonico e poi tradotti da umani in codice binario. Solo nel 1949 si iniziò a tradurre il codice mnemonico in binario con uno speciale software di traduzione.

Il primo vero linguaggio per calcolatori fu il Fortran, che iniziato nel 1954 e ultimato nel 1957, divenne il linguaggio più diffuso al mondo.

I calcolatori conobbero una prima rivoluzione con l'introduzione dei transistor, nel 1956 infatti appare il TX-0, una macchina molto più piccola, che non usava schede per l'input ma la flexowriter, un perforatore di nastro cartaceo che molti di voi avranno visto sui telex in uso fino a qualche anno fa.

La seconda rivoluzione delle macchine è l'introduzione dei circuiti integrati, 1961. Le macchine diventano ancora più piccole e potenti, la memoria aumenta e la velocità di calcolo pure.

Nel 1959 John McCarty, padre dell'intelligenza artificiale, inizia a scrivere il linguaggio LISP, nel 1961 arriva al MIT il PDP-1, una macchina con schermo ma con input ancora a nastro, prototipo di una lunga serie di macchine PDP che assomigliano sempre di più ai calcolatori moderni. Nei primi anni 1960 John Kemeny scrive il Basic, nello stesso periodo l'agenzia ARPA (Advanced Research Project Agency) dell'Esercito USA inizia a finanziare progetti di ricerca sui calcolatori.

Siamo ancora nella preistoria del software, ci sono pochi programmi o non ce ne sono affatto, i ricercatori si scrivono i codici di cui hanno bisogno e se lo passano liberamente senza problemi. Le macchine vengono vendute con un po' di software come fosse un set di istruzioni per l'uso.

Ogni anno segna un progresso importante, nel 1967, appare il primo floppy disk, nel 1969 inizia lo sviluppo di UNIX nel laboratori Bell di AT&T, nel 1970 Intel, con la collaborazione di Federico Faggin, produce il 4004.

Se vogliamo dare una data alla fine del periodo iniziale questa potrebbe essere il 1968, per il nuovo atteggiamento dell'opinione pubblica e in particolare degli studenti che vedono con sospetto le ricerche fatte al MIT con i finanziamenti dell'Esercito, che culmina con l'assalto ai laboratori.

In quel periodo nasce e si sviluppa un movimento per portare il computer al popolo, di cui un protagonista è stato Lee Feldestain.

L'IBM, pressata dagli ambienti antimonopolisti, decise una mossa che voleva dimostrare come essa monopolista non fosse: scorporò il prezzo delle macchine, l'hardware, da quello del software, il famoso «unbundling», dando così spazio a potenziali concorrenti nel settore del software.

Gli anni seguenti sono di grande fermento, nasce il primo PC, una macchina venduta in kit che si chiamava Altair. Molti di voi l'avranno vista nel film «War Games», era una scatola con dentro un microprocessore, sul fronte delle levette per l'input e delle lucine per l'output! Costava 300 $ e aveva 256 byte di memoria. Non serviva praticamente a niente, eppure ebbe un grandissimo successo, portava finalmente in casa di tutti un computer, quello che Lee Feldstein e i suoi amici predicavano da tempo.

Poi ancora una accelerazione incredibile: nel 1976 appare il Sol, progettato da Lee e nel 1977 l'Apple. Nel 1974 Brian Kernighan e Dennis Ritchie sviluppano il linguaggio C.

Il 1976 segna la nascita del software proprietario e dei principi che ci stanno dietro. Infatti assieme all'Altair si poteva comperare una versione del Basic, a circa 150 $. L'autore del programma che chiedeva un prezzo così esoso era Bill Gates.

A causa del prezzo elevato qualcuno fece delle copie del programma (allora i programmi stavano su nastro perforato), Gates molto irritato, scrisse una storica lettera sui giornali letti allora dagli hacker, nella quale lamentava il fatto che si copiasse senza pagare e che questo fatto avrebbe ostacolato che del buon software venisse scritto.

Chi può affrontare di fare del lavoro professionale per nulla? Quale hobbista può mettere tre anni di tempo-uomo nella programmazione, trovare tutti i bug, documentare il suo prodotto, il tutto gratuitamente?... Francamente, la cosa che voi fate è rubare.

(1)

Argomentazioni sulle quali Bill ha costruito i suo impero, certamente con buona parte di verità ma che non tengono conto che già allora esisteva un Mimete con il quale si poteva copiare facilmente, velocemente e a basso costo.

Sul Doctor Dobbs Journal, Jim Warren scriveva:

Quando sarà gratis o così poco costoso che sarà più facile pagarlo che duplicarlo, non verrà più rubato

Tim Pittman scrisse allora un Tiny Basic e lo mise in vendita a 5 $! Lo fa teorizzando che il software deve essere disponibile per tutti e che quindi deve costare il meno possibile.

Oggi questo discorso è stato ripreso dal mondo del software libero, con ben maggior consapevolezza e forza.


1) Bill Gates, lettera aperta sulla pirateria, apparsa sul bollettino dell'Homebrew Computer Club, il 03/02/1976.


Dovrebbe essere possibile fare riferimento a questa pagina anche con il nome la_rivoluzione_del_mimete_ovvero_software_e_copyright.htm

[successivo] [precedente] [inizio] [fine] [indice generale] [indice ridotto] [translators] [docinfo] [indice analitico]

Valid ISO-HTML!

CSS validator!